domenica 10 aprile 2011

Recensione film: The next three days (USA, 2010)

Niente male, Paul Haggis. Dopo aver visto quell'obbrobrio di Crash (2004) mi aspettavo un altro filmaccio buonista, invece mi sono trovato davanti ad un'opera imperfetta ma nel complesso valida. Complici un gladiatorico Russell Crowe particolarmente su di giri, un comparsaro Liam Neeson, un Daniel Stern in un ruolo serio, e un Brian Dennehy sagace, il film si lascia guardare molto bene, a tratti risulta veramente molto toccante, ben girato e ben interpretato. Cosa può fare un uomo che non ha più nulla da perdere? Qualsiasi cosa. Ed è proprio in base a questo principio che Russell, disperato per l'incarcerazione della propria moglie, decide di tentare il tutto per tutto per salvarla e ricomporre la sua famiglia.
Cosa non mi è piaciuto? Gli ultimi 5 minuti di film, visti innumerevoli volte. Non mi è piaciuta la scena finale, che lascia il film senza coda e non riesce a concludere la storia. Non mi è piaciuta l'accoppiata sbirro bianco e sbirra nera, vista negli ultimi anni almeno 40 dozzine di volte (tanto per citarne una, in Prison Break), e il loro comportamento sempre uguale e assolutamente prevedibile. Non mi è piaciuta la colonna sonora alla fine del film che, come usa ad Hollywood, cerca di risollevare gli animi dopo 2 ore di film piuttosto cupo, risultando però una presa in giro per gli spettatori reduci da una storia intensa e, se vogliamo, anche un po' triste. Ma Haggis non è nuovo a queste cose, lo conosciamo bene, e in qualche modo gliele riconosciamo: è capace dopo una commedia d'amore di inserire un pezzo black metal, e dopo un film drammatico di mettere una sorta di canzoncina da film adolescenziale, come ha fatto in questo caso. Forse in America funziona, ma qui non mi pare proprio.
Voto: 7/10

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