Per movimentare un po' la serata ho scelto di dare un occhio a Cannibal Holocaust, film che fece e continua a fare molto scalpore, a causa delle sue scene violente e toccanti.
E devo dire che anche a distanza di quasi 30 anni, il film è estremamente attuale e mi ha fatto riflettere parecchio.
La storia è ormai nota. Un professore della Columbia University parte per la foresta Amazzonica al fine di recuperare il video girato da quattro suoi studenti avventurieri e matti come cavalli. Il professore viene a contatto con popolazioni cannibali, e riesce nell'intento di ottenere dai selvaggi il prezioso nastro. Tornato in patria, guarderà il filmato, e rimarrà a bocca aperta.
Non si tratta di un horror, no. Si tratta di una palese critica alla società, mascherata (piuttosto malamente, visto che le intenzioni sono chiarissime) da film finto-snuff, con uccisioni in diretta di animali veri (un topazzo, una grossa tartaruga, un maialino e scimmie prese a colpi secchi di macete in testa), e scene di cannibalismo e torture dal gusto tipicamente deodatiano. Secondo Deodato, e anche secondo me, siamo noi alla fine i veri cannibali, siamo noi quelli che chiediamo i soldi indietro a Gardaland se un'attrazione è chiusa a causa di un incidente mortale. Siamo noi quelli che fanno di tutto per i soldi e il successo, calpestando tutti coloro che ci stanno attorno, e mettendo da parte ogni parvenza di umanità.
Ottime le musiche di Riz Ortolani, che al solito è riuscito a creare una bella colonna sonora per un film che difficilmente si scorda.
Una nota particolare va rivolta a Luca Barbareschi che, non ancora militante di AN, e non avendo condotto ancora quel quiz bastardo di nome Greed, si esibisce nella parte di un giovane cameramen avvezzo a uccidere a colpi di ascia o di fucile una piccola serie di animali indifesi. E' proprio il caso di dirlo: come squarta la tartaruga Barbareschi, non la squarta nessuno!