Per festeggiare il Natale e scaldare il cuore, ho pensato di guardarmi il sequel di Hostel, denominato Hostel Parte 2. Ero sicuro che la mia sete di scene splatter sarebbe stata saziata, e difatti l'attesa è stata ben ricompensata.
Di certo il turismo in Slovacchia sarà calato vertiginosamente dopo l'uscita del primo Hostel. Ma con questo film è facile considerare il turismo slovacco ufficialmente morto, defunto all'interno della solita fabbrica di Real Fighters, dove un branco di pazzi furiosi si diverte a scannare poveri/e ingenui/e, meglio se americani. Questa volta Eli Roth ha voluto fare continui richiami alla sua passione per il cinema: Ruggero Deodato si mangia la carne di Miroslav, stallone ceco-slovacco. La Fenech imperversa nel ruolo della professoressa di arte. Luc Merenda fa l'investigatore. Mancava solo Alvaro Vitali nella parte del bidello, e sicuramente il film avrebbe incassato molto di più.
Questa volta il film inizia con il nostro vecchio amico maraglio Paxton che, sopravvissuto nel primo Hostel, soccombe entro i primi 4 minuti del film. Memorabile il gatto nero che è appollaiato su quello che resta del suo collo segato.
Di lì in poi, la storia è simile a quella del film precedente, girata in Repubblica Ceca, ma ambientata in Slovacchia. E' evidente però un maggior riferimento a quello che sta dietro l'Elite Hunting. In particolare seguiamo in presa diretta le vicissitudini di Richard Burgi, che avevamo lasciato sul set di Sentinel con superudito e supermuscolo, e suo fratello Roger Bart, psicolabile più di lui, arrivati dall'America con lo scopo di far secche 2 belle figliole.
Scene al limite della legalità, fontane di sangue che sgorga come piscio dall'alto, un'evirazione completa sul finale vista da vicino con il membro che finisce in pasto a un dobermann, più tantissima violenza psicologica rendono questo lungometraggio un capolavoro del genere senza precedenti. Peccato che il tutto sia ampiamente scontato. Peccato. Peccato per gli effetti visivi della pellicola, in stile contemporaneo, che fanno sembrare certe scene più appartenenti a un videogioco che a un film. Nondimeno, ottimi i polacchi che festeggiano l'Italia con la maglia di Totti (e conseguente ringraziamento all' "AC" Roma (Milan!?) nei titoli di coda).
Peccato anche per l'opportunità buttata che questo film poteva dare a Trenitalia, mostrando un presunto treno italiano che in realtà appartiene a Costa Crociere. Svetta lo scompartimento degli italiani, sulla cui parete, grazie forse al prezioso suggerimento di Deodato che ha curato l'ortografia, troneggiano le raffinate scritte: "Vaffanculo", "Viva la figa", "Sei una troia".
Peccato, stavo per essere ingannato. Non fosse stato per gli oblò al posto dei finestrini, avrei pensato che l'avessero girato su un Eurostar.