venerdì 20 giugno 2008

Recensione: Funny Games (1997)

Un lettore di questo blog, tale The Crux, mi ha segnalato questa perlina austriaca di più di 10 anni fa. Si tratta di Funny Games, di Michael Haneke, che ha deciso quest'anno di girare il remale di questo film negli States. Per la cronaca, uscirà il prossimo mese in Italia.
Il primo Funny Games, che andrò a recensire, è un film che mi ha in buona parte deliziato, anche se al solito, presenta qualche pecca, per fortuna di scarsissima entità.
La storia l'abbiamo vista già più volte in passato: in Arancia Meccanica (1971) di Stanley Kubrick, in La casa sperduta nel parco (1980) di Ruggero Deodato, e in almeno una decina di altri film: un gruppetto di pazzi psicopatici si introduce in una casa più o meno isolata per sconvolgere la vita di una benestante famiglia.
Sotto una serie di games poco "funny" e molto bastardi, i 2 matti Tom e Jerry daranno filo da torcere a Ulrich Mühe (r.i.p.) e a sua moglie (anche nella vita reale) Susanne Lothar. Ne esce un film crudele, visionario, oserei dire pirandelliano.
I 2 psicopatici sono in realtà la voce attiva del regista, si rivolgono al pubblico in più occasioni e svelano il pensiero di Haneke, che mette in scena un thriller davvero molto pesante sul piano psicologico. Aiutato da piani sequenza con telecamera immobile per una durata che sfiora anche il quarto d'ora, l'austriaco ha capito bene come stuzzicare il pubblico, e come farlo divertire grazie alla cattiveria esemplare di Tom & Jerry. Gli attori, Mühe in primis, sono davvero eccezionali. La loro impronta teatrale è palese, e ben si sposa con una sceneggiatura che prevede colpi di teatro e surrealismi più appartenti a un palcoscenico che a un set cinematografico.
Una delle pecche di questo film è forse quella di essere arrivato un po' tardi rispetto ai suoi predecessori. In tanti abbiamo visto già molti "funny games" negli anni passati, e a prima vista non abbiamo notato grosse differenze con quanto conoscevamo. In realtà non è proprio così. Questo film ha un tocco di originalità fortissimo e riesce a elevare le emozioni dello spettatore in modo intelligente e diabolico. Pertanto, lo consiglio a tutti. Anche ai nemici tarantiniani.

sabato 14 giugno 2008

Recensione: eXistenZ (1999)

Per una volta, una recensione seria. Nel 1999, anno in cui Matrix ha sconvolto la vita di tante persone, è uscito questo bellissimo film di David Cronenberg, destinato ad un pubblico maturo, ma non necessariamente adulto. Questo film si chiama ExistenZ, e da poco è entrato a far parte della mia collezione.
Vivendo nell'era della Wii e dell'Ipod, penso di capire ancora meglio un film che forse 10 anni fa mi avrebbe lasciato alquanto perplesso.
Veniamo a noi: In un futuro molto vicino, le forme di intrattenimento per l'uomo si sono evolute. Incrociando creature anfibie mutanti, e sezionandole in modo mirato, le aziende di videogiochi riescono a creare una sorta di cervello biologico che si collega alla spina dorsale di ogni persona per farla vivere dentro il videogioco stesso. Questa orrida protuberanza funziona grazie all'elettricità del corpo umano, e su di essa si possono scaricare i giochi wireless. E giocare in multiplayer (vi ricorda qualcosa?).
Quello che succede poi lo lascio a voi, non sono qui per svelarvi parti fondamentali del film.
ExistenZ appartiene a quel filone fantascientifico sviluppatosi attorno alla fine degli anni 90 di cui anche Gattaca fa parte. Il futuro è visto con una grande ansia, timore, ma sempre con grande lucidità. David Cronenberg in questo film ha saputo tenere alta la tensione, deliziando il pubblico con le sue famose scene di violenza, che saranno forse troppo ardite per gli stomaci di molti.
Memorabile la lunga sequenza al ristorante cinese, vero capolavoro Cronenbergiano. Scene crude e violente per un film che difficilmente non si ricorda negli anni a venire.
Un po' rimpiango questo Cronenberg, perchè quello di oggi è ormai schiavo di Viggo, come avevo già sottolineato qualche mese fa. In ExistenZ Jude Law fa la sua parte da stralunato e ci riesce molto bene, dando un tocco fumettistico indispensabile per la digestione dell'opera 9 anni fa.
L'impressione che ho avuto è stata di trovarmi dentro la bellissima Monkey Island, dove si sfidavano i pirati lanciando loro un guanto (il guanto di sfida, appunto), e dove il gioco, nei pomeriggi che trascorrevo al pc ai tempi delle scuole medie, a volte era più reale della vita stessa. Forse lo era anche per quel deficente della Virginia Tech.

sabato 7 giugno 2008

Recensione: 300 (2007)

hInutile dire che mi sono esaltato. Ho guardato 300 in un momento di sconforto, quando tutto stava per finire, e io pure, insieme al tutto. Gerard Butler, già visto più volte in ruoli minori, interpreta la parte di Leonida, pazzo furioso condottiero spartano, che alla testa di 300 uomini sfida l'arroganza di Serse, uomo-Dio sceso sulla terra per conquistare il mondo intero.
Leonida è un idolo. Barbuto, pizzetto a capra, codino alla Seagal intrecciato, petto depilato e fisico palestrato, è un vero duro tra i duri. Degno sovrano di una nazione di guerrieri gonfiati di anabolizzanti e col cervello di gallina, sacrificherà la vita sua e dei suoi per dimostrare al mondo il proprio valore, fronteggiando in battaglia mostri schifosi, giganti, creature degli abissi, e il putrido Efialte.
Sebbene in certi momenti si sentono battutine alla Seagal, e la poesia erodotea lascia spazio improvvisamente alla borazzia, credo che 300 sia un film ben fatto. Fumettistico finchè si vuole (e ci mancherebbe altro), epico, assurdo, sovrumano, potente. E, purtroppo, copiato spudoratamente da Braveheart, cosa che appare nota fin da subito, ma soprattutto nel finale. Tra i due film, però, c'è una differenza sostanziale: in 300 il sangue è interamente fatto al computer, in Braveheart con salutare succo di pomodoro.
I tempi cambiano, l'epicità rimane e si trasforma. 300 è sì un capolavoro, ma solo in relazione ai nostri tempi. Non sopravviverà a lungo nella memoria, ma lascia una lezione alla generazione nata negli anni 90, che lo considererà il proprio Braveheart. E andrà in giro fiera di sè, esclamando Auh, auh, auh !!!