Il primo Funny Games, che andrò a recensire, è un film che mi ha in buona parte deliziato, anche se al solito, presenta qualche pecca, per fortuna di scarsissima entità.
La storia l'abbiamo vista già più volte in passato: in Arancia Meccanica (1971) di Stanley Kubrick, in La casa sperduta nel parco (1980) di Ruggero Deodato, e in almeno una decina di altri film: un gruppetto di pazzi psicopatici si introduce in una casa più o meno isolata per sconvolgere la vita di una benestante famiglia.
Sotto una serie di games poco "funny" e molto bastardi, i 2 matti Tom e Jerry daranno filo da torcere a Ulrich Mühe (r.i.p.) e a sua moglie (anche nella vita reale) Susanne Lothar. Ne esce un film crudele, visionario, oserei dire pirandelliano.
I 2 psicopatici sono in realtà la voce attiva del regista, si rivolgono al pubblico in più occasioni e svelano il pensiero di Haneke, che mette in scena un thriller davvero molto pesante sul piano psicologico. Aiutato da piani sequenza con telecamera immobile per una durata che sfiora anche il quarto d'ora, l'austriaco ha capito bene come stuzzicare il pubblico, e come farlo divertire grazie alla cattiveria esemplare di Tom & Jerry. Gli attori, Mühe in primis, sono davvero eccezionali. La loro impronta teatrale è palese, e ben si sposa con una sceneggiatura che prevede colpi di teatro e surrealismi più appartenti a un palcoscenico che a un set cinematografico.
Una delle pecche di questo film è forse quella di essere arrivato un po' tardi rispetto ai suoi predecessori. In tanti abbiamo visto già molti "funny games" negli anni passati, e a prima vista non abbiamo notato grosse differenze con quanto conoscevamo. In realtà non è proprio così. Questo film ha un tocco di originalità fortissimo e riesce a elevare le emozioni dello spettatore in modo intelligente e diabolico. Pertanto, lo consiglio a tutti. Anche ai nemici tarantiniani.
La storia l'abbiamo vista già più volte in passato: in Arancia Meccanica (1971) di Stanley Kubrick, in La casa sperduta nel parco (1980) di Ruggero Deodato, e in almeno una decina di altri film: un gruppetto di pazzi psicopatici si introduce in una casa più o meno isolata per sconvolgere la vita di una benestante famiglia.
Sotto una serie di games poco "funny" e molto bastardi, i 2 matti Tom e Jerry daranno filo da torcere a Ulrich Mühe (r.i.p.) e a sua moglie (anche nella vita reale) Susanne Lothar. Ne esce un film crudele, visionario, oserei dire pirandelliano.
I 2 psicopatici sono in realtà la voce attiva del regista, si rivolgono al pubblico in più occasioni e svelano il pensiero di Haneke, che mette in scena un thriller davvero molto pesante sul piano psicologico. Aiutato da piani sequenza con telecamera immobile per una durata che sfiora anche il quarto d'ora, l'austriaco ha capito bene come stuzzicare il pubblico, e come farlo divertire grazie alla cattiveria esemplare di Tom & Jerry. Gli attori, Mühe in primis, sono davvero eccezionali. La loro impronta teatrale è palese, e ben si sposa con una sceneggiatura che prevede colpi di teatro e surrealismi più appartenti a un palcoscenico che a un set cinematografico.
Una delle pecche di questo film è forse quella di essere arrivato un po' tardi rispetto ai suoi predecessori. In tanti abbiamo visto già molti "funny games" negli anni passati, e a prima vista non abbiamo notato grosse differenze con quanto conoscevamo. In realtà non è proprio così. Questo film ha un tocco di originalità fortissimo e riesce a elevare le emozioni dello spettatore in modo intelligente e diabolico. Pertanto, lo consiglio a tutti. Anche ai nemici tarantiniani.