venerdì 29 maggio 2009

Recensione Ristorante: Morara - Antichi Sapori (S. Lazzaro di Savena (Bologna) )

5 anni fa scelsi di fare qui il pranzo per festeggiare il mio compleanno. Il locale era spesso affollato, famoso per le buone crescentine con un altrettanto ottimo affettato. Il prosciutto, in particolare, era favoloso. Magro, morbido, non troppo stagionato, era perfetto da sposare con un buon formaggio squacquerone della giusta consistenza. Le crescentine erano morbidissime, a triplo o quadruplo strato. Non facevano briciole, non erano unte. Erano semplicemente il top che si potesse (a mio avviso) degustare nell'hinterland bolognese senza spingersi troppo verso la montagna. Morara era il classico ristorante da una trentina di coperti che dista una quindicina di minuti da casa e consente di degustare i migliori prodotti del territorio. Con il tempo questa sua fama si è, ahimè, ridotta sempre di più, in concomitanza con un sempre maggiore aumento delle pagine del menu, per soddisfare a detta del titolare più palati possibili, ma che di fatto hanno fatto crollare la qualità del cibo da livelli di assoluta eccellenza a quelli del posto medio-basso, e ladro per giunta.
Questa sera, purtroppo, ho dato l'ultimo saluto al ristorante. Arriviamo in due alle 20 20 di venerdì sera. Solo un tavolo da 2 persone occupato, segno evidente della crisi che colpisce quei ristoranti che, a mio avviso, si comportano male nei confronti dei clienti. Scambiamo quattro chiacchiere con il titolare che ci conosce da anni (dal 2004 per l'esattezza). Guardiamo il menu alla ricerca del piatto forte, le cosiddette "Crescentine complete", portate assieme a salumi, formaggio, sottaceti e Nutella. Casualmente non le troviamo, se non come antipasto a € 5 Leggiamo più volte il menu in cerca del piatto a noi caro, ma non c'è. Pazienza, lo ordiniamo lo stesso con una variante: crescentine per 2, con affettati e squacquerone, e una bottiglia di minerale. Non chiediamo i sottaceti e la Nutella. Chiediamo anche mezzo litro di vino: ci viene detto che la spinatrice si è rotta, e che può darci solo la bottiglia. Acconsentiamo, storcendo un po' il naso. Ci viene portato il piatto di affettati. Un salame tagliato così sottile che sembra trasparente, dal colore non troppo invitante. Le fette di prosciutto sono irregolari, alcune presentano uno strato di grasso alto almeno 4 cm e di neanche 1 cm di prosciutto "vero". Addirittura, nel piatto vi sono strisce lunghe di grasso senza il relativo prosciutto. Non c'è pancetta, come invece avrei desiderato. Le fette sono disposte un po' alla rinfusa, con spazio tra una e l'altra, senza quell'ordine che contrastingueva il piatto di salumi tipico della nostra regione. E sul momento, non ci faccio neanche caso.
Arrivano le crescentine, in quantità industriale. Ma, ahimè. sono notevolmente peggiorate. Sono diventate insipide, fanno le briciole, e sono molto più unte del solito. Al solito, non mi scoraggio, e mangio. Il vino è discreto, l'acqua è da 0,75 (indice che per me rispecchia la serietà bassa di un locale), e stiamo mangiando un piatto che pare storpiato, dato che molte crescentine dentro hanno sì il multistrato di un tempo, ma fuori si sbriciolano rivelando una crosta unta sinonimo di un'esecuzione grossolana da bettola di ultimo livello.
Basti dire che dopo 5 o 6 che ne mangio non ne posso già più dalla pesantezza di stomaco che mi provocano. Lascio finire al mio amico, e andiamo alla cassa. F., il titolare, armeggia al display touchscreen e ci sforna il prezzo: "Sempre lo stesso, sono 20 Euro a testa". Già, caro F., è vero. Da te spendiamo sempre almeno 20 Euro a testa. Peccato che le volte scorse prendevamo crescentine complete di ogni bendidio, con sottaceti ottimi e nutella, senza limitarci a salumi e formaggio; prendevamo almeno un altro litro di minerale, e liquore per finire il pasto. Il piatto di salumi era inoltre più pieno, e di qualità notevolmente superiore a quello che ci hai propinato. A conti fatti, sono circa 5-6 ero in più a testa rispetto al solito che stasera hai estorto nel peggiore dei modi.
Peccato, caro F., che un tempo ci facevi la ricevuta fiscale, e adesso ti sei preso i soldi in nero senza neanche farci vedere il dettaglio di quanto abbiamo speso! Questo equivale per me alla peggiore fregatura possibile. Peccato che il tuo locale adesso è deserto, perchè forse non siamo gli unici ad esserci accorti del clamoroso calo di qualità del tuo cibo, che stasera ha bellamente toccato il fondo del barile.
Tu stesso ci hai detto che detesti il sushi perchè non puoi vedere come lavorano i cuochi mentre lo preparano: peccato che il tuo comportamento e la cena di stasera avessero tutte le caratteristiche della oramai tristemente nota cena da Asahi che ho recensito su queste pagine.
Caro F., tutti i clienti, non solo quelli fidati che conosci da anni, vanno sempre trattati con rispetto e non si prendono in giro. Mi sono sentito offeso per il tuo atteggiamento da titolare disonesto nei confronti nostri e di quelli dello Stato. Puoi starne certo: sul tuo locale ci ho messo proprio una croce sopra.

sabato 16 maggio 2009

Recensione Serie TV: Prison Break (2005 - 2009)

Ho appena finito di guardare le ultime 2 puntate di Prison Break, giunto ieri, 15 maggio 2009, alla sua conclusione, dopo 4 stagioni intense ed estremamente interessanti.
Il telefilm parla delle vicissitudini di Michael Scofield (Wentworth Miller), un ingegnere edile, e di suo fratello Lincoln Burrows (Dominic Purcell), chiuso ingiustamente in una prigione di massima sicurezza. Dietro all'incarcerazione di Lincoln, infatti, si stendono giochi di altissimo potere che porteranno i due fratelli (e quanti incontreranno nel loro percorso) a una lunga ed estenuante fuga.
Il punto di forza della serie, almeno all'inizio, erano gli stratagemmi che Scofield si inventava per cavarsela in ogni situazione. Allo stesso modo di McGyver, Scofield riesce a usare il proprio ingegno per escogitare le cose più impensabili. Purtroppo, però, col passare del tempo sono mancate all'appello reali novità, anche perchè le bombe costruite alla stregua di Monkey Island non potevano essere per loro natura infinite. La serie ha quindi preso una piega diversa, stagnando, soprattutto nella quarta stagione, in una sorta di limbo che non le si addiceva più, ma che poteva essere perfetto per un prodotto di fascia media.
Anche l'uso dei flashback, che all'inizio spiegavano una miriade di parti lasciate in sospeso, si è con il tempo affievolito: ma i fan come il sottoscritto non si sono scoraggiati, e hanno comunque apprezzato il lavoro degli ottimi sceneggiatori.
A mio avviso, Prison Break è stata una delle migliori serie mai prodotte negli Stati Uniti, alla stregua di Miami Vice e Oz. Un plauso va alla prima e alla seconda serie, sicuramente capolavori di montaggio, tecnica, e plot. Con la terza serie, accorciata dallo sciopero degli sceneggiatori americani, è iniziato il lento declino della storia, che è terminata forse in un modo troppo scontato, se confrontato con i "fasti" delle puntate di apertura.
Il telefilm rimane per me in ogni caso un vero e proprio capolavoro, con un impiego di attori e di forze straordinario. Ho sentito però anche io il bisogno di arrivare a una fine, pena il cadere nel piattume e nel ridicolo. Attendiamo con ansia l'uscita del dvd con una parte aggiuntiva, non trasmessa in tv, della durata di 2 ore. Sigh.

mercoledì 6 maggio 2009

Recensione: Il Signore del Male (Prince of Darkness, 1987)


Un filmone. Un capolavoro assoluto. Il Maestro John Carpenter ci ha concesso 20 anni or sono un'altra delle sue perle di saggezza: il principe delle tenebre, il signore del male. Un titolo che dice tutto e nulla, ma che riserva agli appassionati delle opere del Vate la certezza di trovarsi di fronte a un lungometraggio di qualità. Già dai titoli di testa, quando ho letto "Una esclusività Cecchi Gori Group" e ho visto che i produttori erano Mario Kassar e Andrew Wajna, gli stessi libanesi di Rambo e Terminator, ho capito che gli applausi sarebbero scrosciati. E così è stato.
In questa opera Carpenter indaga sullo scontro tra ragione e fede, e cerca di smantellare tutti i fondamenti del cristianesimo come solo lui sa fare. Sullo sfondo, un essere malvagio che avanza e accresce il suo potere, mentre un gruppo di universitari cercherà di fermarlo, non senza pesanti ripercussioni sulla propria salute fisica e mentale.
Molte persone trovano questo film davvero terrorizzante: io lo trovo assolutamente inquietante: il messaggio-sogno che tutti i personaggi ricevono è girato in modo così banale ma sapiente da riuscire a fare salire qualche brivido lungo la schiena, pur senza alcun effetto speciale.
La colonna sonora è semplicemente eccellente: sin dall'inizio la sentiamo costantemente, e capiamo che ci accompagnerà per tutto il film, sottolineando magistralmente i momenti di maggior pathos. Chiaramente anche questa è opera del Maestro, e presenta come già noto un massiccio uso di sintetizzatori dell'epoca, che riescono senza problemi a trasformare un semplice suono elettronico in una sorta di coro di voci infernali, per la gioia di tutti i fan di questo genere. Consigliato assolutamente a tutti.