Prima che si scateni un altro putiferio come per August Rush, dico subito che per questo film vado controcorrente con coscienza e cognizione di causa.
Tutto quello che scriverò è pensato, ideato, ragionato dal sottoscritto, e probabilmente tutti coloro che leggeranno questo post si troveranno in totale disaccordo con me. Amen.
Ho visto ieri pomeriggio questo film, durato circa 2 ore e 20 minuti, in camera mia. Non avevo preoccupazioni, ero rilassato, e fortemente ottimista su quanto stavo per vedere, dopo le lusinghiere recensioni che tanti critici importanti gli hanno riservato. Purtroppo, però, il mio ottimismo è presto scemato. Ma andiamo con ordine.
Il film narra la storia (vera) di un giovane americano benestante che abbandona la sua famiglia, la sua carriera universitaria e la sua vita "normale" per scoprire sè stesso attraverso un viaggio che lo porta a girare per gli Stati Uniti e a vedere posti splendidi e indimenticabili. Niente soldi, niente auto, niente di niente, a parte i vestiti. Di per sè, una cosa del genere l'ho sempre sognata di fare anche io, e questo forse ha contribuito all'ottimismo iniziale.
Un padre violento, un'infanzia tristemente infelice, una vita fatta piena di cose ma senza essenza: queste sono le cause che spingono il giovane Alexander Supertramp a partire. E questi sono spunti su cui è possibile fare un buon film, apprezzato infatti dai più.
In realtà non ho affatto gradito il montaggio che Sean Penn ha commissionato, fatto di continui flashback, a mio avviso inutili e irritanti. Anzichè seguire un andamento lineare nel tempo, il film inizia con scene che si ricollegano al finale, per poi tornare all'inizio, poi andare ancora di più verso la fine, per poi andare ancora prima dell'inizio, e così via. Il tutto per 2 ore abbondanti. La cosa è apparsa almeno al sottoscritto estremamente noiosa e, lo ripeto, anche irritante.
Secondo punto da evidenziare: il film a mio avviso parte troppo lento, per poi migliorare sensibilmente dopo la metà, e concludersi con un finale mediocre. La prima ora è assolutamente devastante, fatta di scenari sì stupendi, ma che non bastano a rendere bello un film per un pubblico esigente. Al massimo lo rendono bello a chi considerà Che ne sarà di noi un capolavoro perchè ha rivisto i paesaggi di Santorini dopo esserci stato in vacanza.
La seconda metà del film invece prende una piega molto diversa. Entrano in gioco emozioni più forti, il ritmo migliora, e il film riesce a vedersi più che bene.
I dialoghi sono purtroppo ripetitivi, la noia sale parecchio e spesso si sente la mancanza di un filo logico (grazie anche ai flashback che certo non aiutano a sentirsi a proprio agio).
Insomma, a mio modestissimo parere, un film su cui si poteva fare molto di più, inquadrando qualche paesaggio in meno, e puntando più su un montaggio migliore e una sceneggiatura più limata, accorciando inoltre la durata (2 ore e 20 sono troppe per un film a mezza via tra il poetico, il naturalistico, e il veggente).
Voto finale: 5/6.
Ho visto ieri pomeriggio questo film, durato circa 2 ore e 20 minuti, in camera mia. Non avevo preoccupazioni, ero rilassato, e fortemente ottimista su quanto stavo per vedere, dopo le lusinghiere recensioni che tanti critici importanti gli hanno riservato. Purtroppo, però, il mio ottimismo è presto scemato. Ma andiamo con ordine.
Il film narra la storia (vera) di un giovane americano benestante che abbandona la sua famiglia, la sua carriera universitaria e la sua vita "normale" per scoprire sè stesso attraverso un viaggio che lo porta a girare per gli Stati Uniti e a vedere posti splendidi e indimenticabili. Niente soldi, niente auto, niente di niente, a parte i vestiti. Di per sè, una cosa del genere l'ho sempre sognata di fare anche io, e questo forse ha contribuito all'ottimismo iniziale.
Un padre violento, un'infanzia tristemente infelice, una vita fatta piena di cose ma senza essenza: queste sono le cause che spingono il giovane Alexander Supertramp a partire. E questi sono spunti su cui è possibile fare un buon film, apprezzato infatti dai più.
In realtà non ho affatto gradito il montaggio che Sean Penn ha commissionato, fatto di continui flashback, a mio avviso inutili e irritanti. Anzichè seguire un andamento lineare nel tempo, il film inizia con scene che si ricollegano al finale, per poi tornare all'inizio, poi andare ancora di più verso la fine, per poi andare ancora prima dell'inizio, e così via. Il tutto per 2 ore abbondanti. La cosa è apparsa almeno al sottoscritto estremamente noiosa e, lo ripeto, anche irritante.
Secondo punto da evidenziare: il film a mio avviso parte troppo lento, per poi migliorare sensibilmente dopo la metà, e concludersi con un finale mediocre. La prima ora è assolutamente devastante, fatta di scenari sì stupendi, ma che non bastano a rendere bello un film per un pubblico esigente. Al massimo lo rendono bello a chi considerà Che ne sarà di noi un capolavoro perchè ha rivisto i paesaggi di Santorini dopo esserci stato in vacanza.
La seconda metà del film invece prende una piega molto diversa. Entrano in gioco emozioni più forti, il ritmo migliora, e il film riesce a vedersi più che bene.
I dialoghi sono purtroppo ripetitivi, la noia sale parecchio e spesso si sente la mancanza di un filo logico (grazie anche ai flashback che certo non aiutano a sentirsi a proprio agio).
Insomma, a mio modestissimo parere, un film su cui si poteva fare molto di più, inquadrando qualche paesaggio in meno, e puntando più su un montaggio migliore e una sceneggiatura più limata, accorciando inoltre la durata (2 ore e 20 sono troppe per un film a mezza via tra il poetico, il naturalistico, e il veggente).
Voto finale: 5/6.